Pensieri e riflessioni di Vittorio Malingri dopo la sua avventura al Giro del Mondo in solitario del 1993 con il suo autocostruito Moana 60 Everlast Neil Pryde
“Andare a vela è un’esperienza stupenda, perché dà una sensazione di silenzio. Credo che la nostra civiltà sia ingombra di un eccesso di rumore, di informazione, di comunicazione. Andare a vela è confrontarsi con la natura, c’è quindi il senso della scommessa, dell’avventura. Stupendo come nei libri. Navigare in solitario sembra un’impresa estrema invece è una vacanza.
Io durante la corsa non facevo quasi nulla. La mia barca andava dritta con il pilota automatico, quasi per conto suo e io per ringraziarla facevo tanta manutenzione.
La solitudine? Ogni 30 anni, tre mesi da solo fanno piacere.
Se poi cominci a prendere miglia ai tuoi avversari, ti diverti come un matto e non ti senti tanto solo. La parte difficile di questa regata è sicuramente quella a terra, mettere insieme i soldi, trovare gli sponsors, lasciare a terra Maria, i bambini, gli amici. Poi una volta in mare tutto comincia a filare liscio, anche i ricordi.
Paura? Tanta e spesso. Ogni tanto ti rintani nella tua cuccia per delle giornate intere pregando di non essere spazzato via dal mare e dal vento…”
CHI E’ VITTORIO MALINGRI
Vittorio Malingri è uno dei più grandi navigatori italiani ed è stato il primo a partecipare al Vendée Globe. Progettista e costruttore, oggi naviga avanti e indietro in oceano organizzando master d’altura sul suo cutter di venti metri Huck Finn II. Si calcola abbia percorso più di 300mila miglia in mare.
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